Comunità Energetiche, delocalizzare la produzione e promuovere l’autoconsumo
Le Comunità Energetiche sono gruppi formati da cittadini, imprese o enti pubblici che si uniscono con l’obiettivo di produrre, condividere e autoconsumare energia generata direttamente sul posto da fonti rinnovabili.
Fin dalla loro nascita, le Comunità Energetiche si sono distinte per una mission ambiziosa: promuovere l’autoconsumo responsabile per un’intera (piccola) comunità.
Come progetto di efficientamento energetico in chiave green, la CER – Comunità Energetica Rinnovabile –rappresenta una risposta concreta a un modello virtuoso di autoconsumo, specialmente in un contesto di crisi energetica, transizione ecologica e riduzione delle emissioni di CO₂.
Consentendo a cittadini, imprese ed enti pubblici di unirsi per produrre, consumare e condividere energia rinnovabile in modo sostenibile, indipendente e vantaggioso, questo modello – introdotto e regolamentato dal Decreto Ministeriale D.M. 414/2023 (Decreto CER o CACER) – promuove un sistema delocalizzato di generazione e consumo energetico locale, che aumenta l’efficienza della rete elettrica e ne alleggerisce il carico.
Tre gli elementi principali di questa soluzione sostenibile di autoconsumo:
- generazione di energia elettrica pulita
- mix di tecnologie abilitanti
- partecipazione attiva dei cittadini
Il decreto comunità energetiche: finalità, destinatari, tempistiche
Il decreto D.M. 414/2023 mira a incentivare la nascita e lo sviluppo delle CER per promuovere l’autoconsumo diffuso di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Si tratta in un certo senso della risposta italiana alla Direttiva europea sulle Energie Rinnovabili (RED II)che fissa come obiettivo vincolante la quota del 32% di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030.
Il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima italiano (PNIEC) recepisce le direttive di quello europeo nel raggiungimento dell’obiettivo ma alza l’asticella in modo ambizioso a una percentuale del 40%. Tra le fonti rinnovabili la quota di elettricità dovrebbe arrivare al 63,4%.
In questa roadmap verso la transizione energetica, le CER possono contribuire ad aumentare la quota rinnovabile elettrica grazie alla loro versatilità ‘costituzionale’. Chiunque può infatti costituirle: privati, enti locali, PMI e cooperative. Il decreto pone però particolare attenzione ai piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti. Nello specifico, a questi il PNRR destina un incentivo a fondo perduto di circa 2,2 miliardi di euro proprio per favorire l’installazione di impianti rinnovabili e la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili.
Recentemente la platea dei beneficiari è stata ampliata fino ai 50.000 abitanti in diverse regioni, ma la priorità restano i piccoli paesi sparsi sul territorio con l’obiettivo di rafforzare la loro autonomia energetica.
Il decreto prevede due modalità principali di incentivazione:
- un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi di installazione finanziato dal PNRR, rivolto soprattutto alle comunità energetiche situate in piccoli comuni per la generazione di 2 gigawatt complessivi.
- una tariffa incentivante cumulabile con il contributo a fondo perduto previsto dal PNRR, chiamata Tariffa Premio per l’Energia Condivisa (TCEC). Questa è valida per tutto il territorio nazionale.
Un ulteriore vantaggio per le CER è la possibilità di accedere ai contributi statali previsti dal Conto Termico 3.0 per installare sistemi di produzione e accumulo condivisi. Ciò significa che anche le CER possono dunque accedere agli incentivi per pompe di calore centralizzate, impianti solari termici di quartiere e sistemi di accumulo termico condivisi.
Focus sulla Tariffa Premio, concessione e vantaggi
La Tariffa Premio per l’energia condivisa nelle Comunità Energetiche Rinnovabili permette di ottenere un incentivo economico che influisce sulla riduzione complessiva dei costi in bolletta.
Si tratta a tutti gli effetti di un bonus aggiuntivo rispetto alla tariffa di mercato e può ridurre i costi energetici di circa il 20-30% per i consumatori, e fino al 60% per i produttori e prosumer.
Il principio di funzionamento è semplice: il GSE restituisce una forma di sconto per ogni MWh di energia condivisa e autoconsumata, quindi i consumatori risparmiano sulla bolletta. Sebbene non sia uno sconto diretto, l’erogazione di questa tariffa riduce i costi totali dell’energia.
La tariffa incentivante viene riconosciuta per 20 anni e varia mediamente tra 85 e 120 €/MWh, a seconda della dimensione dell’impianto e della tecnologia impiegata. È composta da una “Parte fissa” che dipende dalla portata dell’impianto e da una “Parte variabile” che cambia in funzione del prezzo di mercato ed è calcolata sulla quota di energia effettivamente condivisa e autoconsumata. Si tratta a tutti gli effetti di un contributo per la valorizzazione dell’energia autoconsumata: più una CER produce e consuma e meno paga.
Le tempistiche per accedere al contributo PNRR
Le domande per costituire una CER sfruttando le agevolazioni del contributo PNRR devono essere presentate entro il 30 novembre 2025 ma attenzione: i 2,2 miliardi di euro a disposizione potrebbero esaurirsi anche prima. La parola passerà poi al GSE che valuta le richieste in circa 90 giorni. Successivamente il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica emetterà il decreto di concessione.
Prima della fine del processo di erogazione, il beneficiario può chiedere un anticipo fino al 30% presentando una fideiussione, poi un acconto del 40% (solo per impianti sopra 200 kW) al raggiungimento del 40% delle spese, e infine il saldo del 100% dopo il completamento dei lavori, che deve essere comunicato al GSE entro il 31 agosto 2026 con le spese rendicontate.
È bene ricordare che uno dei criteri più stringenti per le CER riguarda proprio la data di entrata in funzione dell’impianto: sono ammessi infatti solo quelli entrati in esercizio fino a 150 giorni prima dall’entrata in vigore del Decreto CACER (22 giugno 2024). Quelli più vecchi non godranno delle agevolazioni.
I lavori per la costituzione di una Comunità Energetica devono iniziare dopo la presentazione della domanda di contributo e completati entro il 30 giugno 2026. Dopo il completamento, l’impianto deve entrare in esercizio entro 24 mesi, comunque non oltre il 31 dicembre 2027. Queste tempistiche valgono anche per i progetti già presentati prima del 26 giugno 2025.
Energia elettrica, perché ne abbiamo sempre più bisogno
Stando alle previsioni della IEA (l’Agenzia internazionale dell’energia), già dalla fine del 2025 la “produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili supererà quella da carbone”. Una buona notizia che ci avvicina sempre più al traguardo Net Zero previsto per il 2050, ovvero il punto di pareggio tra le emissioni di gas serra prodotte con quelle rimosse dall’atmosfera, attraverso la riduzione delle fonti fossili.
La prova è sotto i nostri occhi ogni giorno. Il bisogno di elettricità cresce secondo la IEA trainato principalmente dall’elettrificazione di nuovi settori, non solo l’automotive, una domanda che dipende da molteplici fattori: la decarbonizzazione in primis.
Ma non solo industria pesante. Anche la tecnologia è tremendamente energivora, basti pensare alla quantità di elettricità consumata per il raffreddamento dei data center, a quella destinata all’estrazione di criptovalute o per il funzionamento sempre più diffuso dell’AI, giusto per avere un’idea della portata del fenomeno.
Comunità Energetiche, un modello per la distribuzione energetica sostenibile
In questo scenario affamato di energia e affollato di dispositivi plug-in, le reti elettriche rischiano il collasso per saturazione. A provarlo sono i frequenti blackout estivi dovuti a continue congestioni dell’infrastruttura pubblica. Il sistema delle CER non è certo la soluzione a tutti i problemi di fornitura che minacciano la distribuzione di energia elettrica, ma è un modello virtuoso che ha l’obiettivo di:
- alleggerire la potenza e ridurre le perdite sulle linee di trasmissione, dato che buona parte della potenza elettrica viene prodotta in loco;
- ridurre la dipendenza dalla rete elettrica nazionale;
- ridurre le bollette attraverso l’uso di fonti rinnovabili e sistemi di efficientamento energetico, come le microgrid, ovvero rete elettriche locali e autonome che possono generare, distribuire e gestire energia in modo intelligente.
Questo sistema produce degli effetti concreti per una comunità energetica rinnovabile, offrendo diversi vantaggi, non solo economici. Ad esempio agevola le previsioni sui picchi di assorbimento facilitando gli operatori di rete e i fornitori di energia nel prendere decisioni svincolate dalle anomalie tipiche del sistema centralizzato.
L’energia autoprodotta da una CER è più economica rispetto a quella prelevata dalla rete, perché gli utenti sono spinti a consumare contestualmente alla produzione: ovvero durante le ore di luce piuttosto che in giornate molto ventose (qualora si disponesse di aerogeneratori).
Questa caratteristica “discontinuità” delle rinnovabili è però gestita oggi al meglio grazie all’uso di tecnologie sempre più performanti come i sistemi di accumulo, attraverso i quali è possibile differire l’erogazione di energia rispetto all’effettiva domanda.
Tutto ciò permette a una CER di andare oltre le logiche della rete di distribuzione elettrica pubblica garantendo:
- miglior resilienza a salvaguardia della continuità dell’alimentazione per i carichi critici, anche nel corso di potenziali blackout,
- ottimizzazione dei costi relativi all’utilizzo dell’energia dalla rete, dalla generazione locale o dai sistemi di accumulo, grazie a tecnologie all’avanguardia come le microgrid;
- elettrificazione rurale e remota: lo sviluppo di queste tecnologie, rende più semplice l’elettrificazione di comunità rurali o montane, che hanno un accesso basso o nullo alla rete elettrica.
Alla base della CER: la piramide dell’autoconsumo
Per capire meglio cosa sono le comunità energetiche, le possiamo definire come un modello “evoluto” di autoconsumo. Con ciò si intende che non solo esistono architetture energetiche meno elaborate della CER, ma anche vere e proprie alternative: come la CEC (Comunità Energetica dei Cittadini), diversa dalla CER perché utilizza anche altri tipi di energia oltre a quella elettrica.
Definita anch’essa tra i soggetti di autoconsumo dalla Direttiva 2019/944/UE relativa alle “norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica”, la CEC estende l’autoconsumo ad altre forme di energia: come quella termica, ad esempio. In questo senso una CEC può prendere in considerazione anche la gestione di impianti di teleriscaldamento alimentati da biomasse o pompe di calore, oltre agli impianti fotovoltaici.
La CER invece si focalizza esclusivamente sull’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e si struttura a partire dall’evoluzione di un sistema di autoconsumo via via più complesso e interdipendente. Le tappe “teoriche” di questa evoluzione sono individuabili in tre fasi di sviluppo che corrispondono poi alle tre configurazioni che accedono alla Tariffa Incentivante e al contributo attraverso il cosiddetto “Servizio per l’Autoconsumo Diffuso” gestito dal GSE:
- Autoconsumo singolo: un individuo (chiamato in gergo tecnico ‘prosumatore’) installa un impianto di produzione di energia rinnovabile e auto-consuma l’energia elettrica prodotta da solo.
- Autoconsumo collettivo (GAC): costituito da un gruppo di almeno due auto consumatori (di cui almeno uno produttore), destinano uno spazio condominiale alla generazione di energia nel rispetto dei seguenti requisiti:
- agendo collettivamente
- producendo energia elettrica da fonte rinnovabile
- condividendo l’energia prodotta attraverso la rete di distribuzione esistente.
- Comunità energetica rinnovabile, una pluralità di consumatori e produttori di energia elettrica che:
- distribuita sul territorio
- alimentata da una stessa cabina primaria
- agisce collettivamente
- produce energia da fonte rinnovabile
- condivide l’energia prodotta utilizzando la rete di distribuzione esistente.
Investire nelle CER significa non solo scegliere un modello evoluto di energia pulita, ma costruire un futuro in cui la sostenibilità, l’autonomia energetica e la condivisione diventeranno il nuovo paradigma di consumo. Fare diventare questo modello replicabile lo renderà vantaggioso per tutti.







