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Conto Termico 3.0 per pompe di calore: guida completa a requisiti e interventi ammessi

Il Conto Termico 3.0 offre incentivi fino al 65% per la sostituzione di vecchi impianti con pompe di calore alimentate da fonti rinnovabili.
Conto Termico 3.0 per pompe di calore: guida completa a requisiti e interventi ammessi
Tempo di lettura: 5 minuti

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Partenza a fine 2025 e incentivi fino al 65% per le pompe di calore

Arriva l’inverno: il momento giusto per sfruttare appieno i vantaggi del Conto Termico 3.0.

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 settembre 2025, il decreto (pagina 9) per l’Incentivazione di interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili renderà il bonus erogabile anche per l’installazione di pompe di calore purché alimentate da energia pulita. 

L’attraversamento dei tempi tecnici per la formalizzazione della legge è di novanta giorni, quindi l’incentivo sarà disponibile a partire dal 27 dicembre 2025, in piena concomitanza con l’avvento della stagione più fredda dell’anno.

Per fare domanda online tramite il PortalTermico bisognerà attendere la piena operatività della piattaforma GSE che sarà attiva a partire da gennaio-febbraio 2026. Una volta che il portale sarà aggiornato le domande potranno essere presentate. 

Con una dotazione finanziaria annuale pari a 900 milioni di euro, il Conto Termico 3.0 destinerà 400 milioni alla pubblica amministrazione e 500 ai privati, di cui al massimo 150 milioni per le imprese e i sistemi di efficientamento non residenziali

Le domande vanno presentate online sul portale PortalTermico entro 90 giorni dalla fine lavori. L’incentivo sarà erogato in rate annuali o in un’unica soluzione, a seconda dell’intervento:

  • in un’unica soluzione se l’importo totale è pari o inferiore a 15.000 euro
  • in rate annuali di durata variabile da 2 a 5 anni se supera questo importo. 

Più che dimezzate dunque le tempistiche di rientro dell’investimento rispetto Ecobonus.

Conto Termico 3.0: come funziona e le percentuali di incentivo

Per comprendere come funziona il Conto Termico 3.0 bisogna innanzitutto sapere che è annoverato nella rosa degli incentivi a fondo perduto ed è gestito dal GSE, ma per le pompe di calore è accessibile solo a due condizioni fondamentali:

  1. deve esserci “sostituzionee non installazione ex novo di pompe di calore, ad eccezione delle aziende agricole e forestali, che possono ottenere il bonus anche per la nuova installazione;
  2. le pompe di calore devono utilizzare fonti di energia rinnovabile come il sole, l’aria, l’acqua o il terreno per produrre calore.

Secondo una logica già testata con il Conto Termico 2.0, il contributo finanzia fino al 65% delle spese sostenute per interventi di efficientamento energetico e produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Si arriva al 100% della spesa in caso di enti pubblici in piccoli comuni con meno di 15.000 abitanti. 

Per un riepilogo relativo alle percentuali e agli interventi:

  • pompe di calore, impianti ibridi, fotovoltaico con accumulo o progetto integrato di efficientamento: fino al 65% delle spese per privati e dal 25% al 45% per le imprese;
  • pubbliche amministrazioni: fino al 100% di recupero delle spese per scuole, ospedali o edifici nei comuni sotto i 15.000 abitanti;
  • diagnosi energetiche e APE: copertura totale per le PA, 50% per privati.

Per chi ha intenzione di sostituire vecchie caldaie o usarle come tecnologia secondaria e solo da supporto alle nuove pompe di calore, il Conto Termico 2025 è una buona opportunità di investimento. L’incentivo infatti può arrivare fino a 3.000–5.000 euro, a seconda della potenza dell’impianto, della zona climatica e della tecnologia installata.

A questo incentivo bisogna poi sommare altri vantaggi meno tangibili a stretto giro. Ad esempio: un piano di rientro dell’investimento che tenga in considerazione il risparmio energetico su una finestra temporale ampia, nonché il contributo del cittadino alla riduzione delle emissioni climalteranti. In questo senso le nuove tecnologie delle pompe di calore sono critiche per la riduzione della CO2, poiché permettono di riscaldare e raffrescare gli ambienti con un’efficienza di gran lunga superiore rispetto ai tradizionali impianti a gas o elettrici.

Perché scegliere una pompa di calore: i vantaggi per l’ambiente e per la bolletta

Il Conto Termico 3.0 non prevede più incentivi per le classiche caldaie a gas, tecnologia ormai obsoleta e ad alta impronta carbonica. Questo genere di impianti non saranno più finanziati per sostituzioni o nuove installazioni. 

Gli incentivi sono invece riservati a pompe di calore (elettriche e a gas), caldaie a biomassa ad alta efficienza (stufe a pellet), impianti solari termici, sistemi ibridi e altri interventi orientati alla sostenibilità e all’efficientamento energetico.

Tra queste opzioni, le pompe di calore presentano un impatto notevolmente inferiore nelle emissioni di CO2 . Lo studio “Drivers to heat pump adoption by European Households” condotto da un’azienda leader di settore su una pompa di calore aria-acqua ha evidenziato che la sua impronta carbonica complessiva è circa otto volte inferiore rispetto a quella di una caldaia a gas ad alta efficienza (7,87 tonnellate di CO2 contro 63,9 tonnellate su un ciclo di vita di 17 anni). Questo beneficio deriva dal fatto che le pompe di calore utilizzano energia elettrica (possibilmente da fonti rinnovabili) anziché combustibili fossili.

La sua alta efficienza si nota poi in bolletta, trascurando l’ulteriore vantaggio offerto dalla riduzione dei costi per l’energia rinnovabile. Ipotizziamo che una famiglia utilizzi una pompa di calore per scaldare 300 litri d’acqua. Con un costo medio dell’energia elettrica a 0,20 €/kWh, la spesa è circa 0,70 euro. In confronto, una caldaia a gas per fare la stessa operazione consuma 1,66 m³ di gas scambiato sul mercato a 0,90 €/m³, con un costo di 1,50 euro. La bolletta dunque risulta esattamente dimezzata.

Requisiti tecnici delle pompe di calore 

Installare una pompa di calore alimentata da un impianto fotovoltaico, eolico o geotermico è certamente la miglior scelta per l’ambiente. Tuttavia, la discontinuità delle fonti rinnovabili è estremamente limitante nella gestione dei picchi di consumo.  

Uno dei vincoli però è proprio questo: per ottenere gli incentivi del Conto Termico dal GSE, le pompe di calore devono necessariamente essere alimentate da un impianto a energia rinnovabile autonomo. L’incentivo è poi strettamente correlato a specifici requisiti tecnici. È qui che la tecnologia fa la differenza. Dunque è fondamentale adottare quella a norma se si vuole usufruire del 65% di rimborso sulle spese sostenute.

Il primo requisito obbligatorio per l’installazione di pompe di calore è il rispetto dei parametri fissati dalle normative europee ambientali, recepite dal DM del 7 agosto 2025, indipendentemente dalla fonte di energia elettrica utilizzata.

Questi parametri prevedono che la pompa di calore: 

  • garantisca un coefficiente di prestazione (COP) e un indice di efficienza stagionale (SEER/SCOP) conforme ai limiti minimi stabiliti.
  • rispetti i limiti stringenti di emissioni NOx sugli ossidi di azoto, spesso inferiori a 120 mg/kWh.
  • ammetta sia tecnologie “full electric”, sia i sistemi ibridi (pompa + caldaia), comprese le pompe a gas ad assorbimento (GAHP) a patto che la caldaia preesistente funzioni solo come sistema di supporto secondario.

Costi per avviare la pratica

Gli unici costi previsti per avviare la pratica con il GSE e ottenere il bonus Conto Termico per le pompe di calore sono calcolati in un “corrispettivo“relativo ai cosiddetti “costi di istruttoria”.

Quota che si calcola sull’1%del valore del contributo totale riconosciuto, che il GSE trattiene sull’importo dell’incentivo. Ipotizzando un contributo di 5.000 euro, la quota che il GSE si tratterrà è dunque di 50 euroda assoggettare ad IVA.

Il dettaglio è riportato a pagina 22 del documento ufficiale del GSE sulle regole applicative del ContoTermico, al paragrafo 1.8, “Copertura dei costi sostenuti per lo svolgimento delle attività”, è spiegato nel dettaglio.

Si tratta solo di costi amministrativi per l’accesso al sistema del Conto Termico GSE e per la presentazione della documentazione. Tutto il resto – oltre all’acquisto e installazione del macchinario – è legato ad eventuali attività di consulenza. 

L’installatore è obbligato a rilasciare la dichiarazione di conformità della pompa di calore, un documento fondamentale, compreso nei costi di installazione, che attesta come l’impianto di riscaldamento sia conforme ai parametri di sicurezza e alle normative tecniche vigenti previste dai decreti ministeriali. 

Con alcune centinaia di euro è possibile coprire anche costi come l’attestato di prestazione energetica dell’immobile a seguito dell’intervento di efficientamento. Questa spesa è necessaria per la presentazione online della domanda sul portale GSE, che deve includere certificati energetici, relazioni tecniche e verifiche di conformità.

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